Recensione Manga – Claudine…! di Riyoko Ikeda

A cura di Paul_v (review) e Martina (info e grafica)

Titolo originale: Claudine…!
Autrice: IKEDA Riyoko
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shueisha
Numero di volumi: 1 -concluso
Anno di pubblicazione: 1978
Collana: Margaret Comics
Rivista di serializzazione: Margaret

:: Il manga in Italia ::
Titolo edizione italiana: Claudine
Casa editrice: Goen
Numero di volumi: 1 -concluso
Pubblicato nel mese di: Maggio 2014
Distribuzione: libreria e fumetteria
Prezzo: 5.95 Euro.

Storia

Il volume contiene due racconti: “Claudine” e “Courage”, storia extra de “La finestra di Orfeo”.

Claudine de Montesse è una bambina di dieci anni che, per decisione della madre, viene prestata alle cure mediche di un bravo psichiatra: la bimba, infatti, dall’età di otto anni, è convinta di essere un ragazzo e, come tale, si comporta. Claudine proviene da una famiglia ricca e altolocata e ha un privilegiato rapporto con il padre: persona colta e raffinata, amante dell’equitazione, August de Montesse è per la piccola Claudine un vero e proprio modello comportamentale; del padre, Claudine condivide la passione per l’equitazione e per lo sport in genere, e per la letteratura, oltre ad avere con lui una spiccata somiglianza fisica; è lo stesso August ad avere una predilezione per la figlia rispetto ai suoi tre fratelli maschi, Andrew, Eduard e Thomas, tutti somiglianti alla moglie, sia nell’aspetto sia nel temperamento, più quieto e dimesso.
Lo psichiatra è immediatamente colpito dagli occhi castani di Claudine, per le sue sfumature rossicce, e dall’espressione ferma e testarda delle sue labbra, segno di una intelligenza straordinaria; il medico è convinto che l’origine della particolare predisposizione sessuale della bambina sia da ricercare non tanto nel suo corpo, quanto più nella sua mente.
Claudine, appena uscita dallo studio psichiatrico, incontra una dolcissima bambina dai capelli neri, che le sorride con i suoi occhioni.
Tornata a casa, Claudine si imbatte in Rosemarie, una bambina dai capelli biondi come i suoi, che le ricorda della sua festa di compleanno; Claudine vorrebbe non parteciparvi, ma la madre la convince ad andare dicendole che un vero “gentiluomo” non declina sgarbatamente inviti così calorosi. Alla festa Claudine incontra il tutore della piccola Rosemarie, Monsieur Lacques, un uomo dall’aspetto raffinato e ambiguo: dalle reazioni reciproche, si comprende che i due già si conoscono e che dietro a ciò si cela un oscuro segreto…

Sono passati un po’ di anni: August de Montesse osserva la figlia andare a cavallo in compagnia di Rosemarie e si rammarica che la natura non le abbia dato un corpo maschile. Intanto Rosemarie, che è diventata una splendida ragazza, confessa il suo amore per la protagonista; Claudine accelera la cavalcata e Rosemarie, che fa per rincorrerla, cade da cavallo; la ragazza, soccorsa da Claudine, è in preda al pianto: Claudine si chiede se anche lei, il giorno che si innamorerà, avrà negli occhi quella stessa espressione di dolce tristezza.
Claudine viene informata dell’arrivo di Maura, la figlia della domestica Catherine, la quale lavorava in casa de Montesse quando la protagonista aveva tre anni; intanto August de Montesse è in partenza per il Giappone.
La piccola Maura sfortunatamente si perde per strada e raggiunge molto tardi la dimora de Montesse, bagnata fradicia: la bambina, buffissima e ridente, è la stessa che Claudine aveva incontrato un po’ di tempo fa uscendo dalla studio medico. Maura, profondamente stanca, si appisola vicino al camino, con la testa adagiata sulla schiena di Claudine.
Il giorno dopo Rosemarie fa la conoscenza di Maura, che considera una possibile rivale: ma è contenta di vedere di fronte a sé una persona così minuta, che sembra ancora una bambina molto piccola. Maura, invece, di dimostrerà ben più matura delle ragazze della sua età, a causa della sua vita fatta di sacrifici e povertà, e Claudine ne sarà ammirata. Rosemarie, ingelosita del tempo che Maura trascorre felicemente con la protagonista, dà alla giovane domestica, che deve andare all’ufficio postale per spedire i soldi appena guadagnati alla famiglia, un’informazione sbagliata; Maura, puntualmente, si perde una seconda volta e, purtroppo, smarrisce per strada il denaro destinato ai familiari. Le sventure per la povera Maura non sono finite: aprendo in piena notte una lettera da parte della famiglia, viene a conoscenza della morte del padre. Claudine, svegliatasi al piangere sommesso della domestica, si avvicinerà per consolarla e la madre le vedrà scambiarsi un bacio appassionato.

Ritroveremo una Claudine quindicenne al secondo appuntamento con il suo psichiatra: nei suoi occhi si esprime una rabbia ardente. Maura è stata rispedita al suo paese e si comprende che i rapporti fra la protagonista e la madre si sono deteriorati. Claudine, passando davanti a una scuola di danza, attira l’attenzione di una ballerina di nome Sirene, una sorta di Maura cresciuta: come quest’ultima, ha occhi grandi e ondulati capelli corvini. Claudine, adolescente, coltiva i suoi studi letterari, e conosce una bibliotecaria dalla fulgida bellezza, con cui intrattiene, dapprima, una relazione intellettuale, intessuta di letture di classici. La donna si chiama Cecilia Lacques, e non è altri che la sorella del tutore di Rosemarie. Quest’ultima, il cui amore per Claudine non si è mai spento, ravvede la protagonista sulle conseguenze negative che potrà avere il rapporto con Cecilia: la raffinata bibliotecaria è una donna troppo matura, e da questa relazione sarà solo Claudine a uscirne ferita.
Finalmente scopriamo l’oscuro segreto riguardante Monsieur Lacques: questi ha avuto una storia amorosa con August de Montesse; Claudine, come si saprà attraverso le testimonianze del medico, era venuta a conoscenza di questo fatto all’età di otto anni, proprio quando la bimba si convince di essere un maschietto.
Claudine, ormai bruciante di passione per Cecilia, fa per baciarla sul collo, ma questa la respinge e, con sincerità spietata, la mette di fronte alla nuda realtà: Claudine è una ragazza e, come tale, non potrà mai soddisfarla.
Rosemarie, a cavallo, si imbatte in una baracca, e qui vi scopre Cecilia con il padre di Claudine; la ragazza metterà al corrente del fatto sia Claudine sia il proprio tutore, senza certamente sospettare del rapporto fra questi e August de Montesse. La baracca verrà incendiata proprio dall’ambiguo tutore, in preda a una cieca follia; nell’incendio i due amanti moriranno, mentre Rosemarie, accorsa sul luogo della tragedia per cercare la sua amata Claudine, ne uscirà col volto sfigurato.

Claudine è ormai una studentessa universitaria: si distingue per la sua eccezionale intelligenza, diventando estremamente popolare e tenendo addirittura delle conferenze. Ad un party incontra Sirene Berge, la ballerina; tra i due scoppia una passione intensa, ancora più forte dei precedenti amori di Claudine. Sirene conosce Andrew, il fratello maggiore di Claudine, e ne rimane turbata: tale turbamento sarà all’origine di una nuova ferita nel cuore della protagonista; ma questa volta tanto profonda da esserle fatale…

Considerazioni – Warning! Spoiler
È forse difficile stabilire quale sia il tema centrale di questa storia breve e intensa; a prima vista si direbbe la tematica dell’ambiguità sessuale; come in Versailles no bara con il magnifico personaggio di Oscar, o come in Caro fratello con Rei Asaka, la protagonista è un essere androgino, un’anima maschile che va riflettendosi e riverberandosi in un corpo ambiguamente femminile.

Anche qui, in Claudine, come, in un certo senso, in Versailles no bara, vi è un rapporto privilegiato fra un padre e una figlia, che si esprime in un conflitto più o meno sotterraneo che fa emergere a tratti un amore profondo; fra la protagonista e il padre si instaura, sin dalla nascita di Claudine, una sorta di affinità elettiva che, come vuole la sensibilità ikediana, oscilla sempre fra il polo di una felicità sperata e voluta e quello di una distruzione originata da verità scoperte e non desiderate: fra i due poli della vita e della morte, insomma.
Padre e figlia hanno gli stessi interessi, amano le stesse cose, e, come vuole alcune volte il destino, le stesse persone; nell’amore di Claudine per la raffinatissima, ma crudele, Cecilia, la protagonista, senza forse esserne consapevole, ricerca piuttosto l’amore di un padre, che Claudine dovrebbe proiettare dentro di sé e, quindi, superare.

La seconda parte di questa storia, quella che vede al centro i fratelli Lacques, quella più cupa e allucinata in cui esplodono follie e morbosità, ci porterebbe a ricondurre i motivi della insuperata ambiguità sessuale di Claudine a un conflittuale rapporto con il padre: Claudine vuole essere un ragazzo in modo da essere amato come il padre ama, o amava, il tutore di Rosemarie; una fatale coincidenza la porta a innamorarsi di una donna matura che intrattiene una relazione con il padre: quel tipo di relazione che Claudine non può offrire a Cecilia. In questa sorta di rivalità si disegnerebbe un filo di amore e morbosità fra padre e figlia, che intrappola la fragile psicologia di Claudine.
Ma non è un caso che questa parte si concluda con un tragico incendio: il fuoco spazza via quella torbida follia che investiva esclusivamente August de Montesse e i fratelli Lacques, e non certo l’anima luminosa di Claudine. Claudine, da questo punto in poi, dovrebbe essere capace di superare il suo modello comportamentale, la figura paterna, e imparare a essere un uomo nuovo.

L’aiuto più profondo le viene dalla sensibilissima Rosemarie, a cui va tutta la mia predilezione in questa storia; Rosemarie è figura salvifica, ma che purtroppo fallisce nel suo intento; prima di qualsiasi psichiatra, Rosemarie proferisce una verità profonda sulla natura sessuale di Claudine, e, nel fare questo, sacrifica tutta la propria esistenza; la cicatrice sul volto è il segno visibile del suo sacrificio straordinario.
Claudine è, insomma, un uomo dal corpo di donna, un essere dilacerato in cui le ragioni del corpo censurano quelle ben più intense dell’anima; è proprio Cecilia a metterla di fronte al limite insormontabile della propria corporeità, contro cui i desideri dell’anima perdono la loro partita annientandosi.
Solo un’anima come quella di Rosemarie, che, non a caso, accompagna Claudine fin dall’infanzia, può davvero amare la sventurata protagonista; ma il fato vuole che tra due anime davvero così affini ci sia solo una corrispondenza unilaterale.

Nemmeno l’amore intenso e, dapprima, così privo di preconcetti, slegato da qualsiasi motivo contingente, fra Claudine e Sirene, resiste alla potenza del corpo; il corpo prescelto a distruggere il terzo, e ultimo, amore di Claudine sarà quello del fratello Andrew, a testimoniare le enigmatiche, spesso crudelissime, ragioni del fato.
Forse il destino ha voluto mettere ancora alla prova il cuore della protagonista, la sua straordinaria capacità di amare; ma questa volta Claudine prende la decisione ultima di non soffrire più, prendendosi una irrimediabile rivincita contro il corpo: attraverso il suicidio uccide il suo corpo, e solo questo; la sua anima, invece, e i suoi occhi castani dalle sfumature rossastre, diventano finalmente quelli di un uomo: quelli della Claudine che, al calore del camino, aveva baciato la piccola Maura.

Ecco che il motivo centrale dell’intera storia diventa soprattutto l’amore, e, come sempre nella Ikeda, quell’amore spirituale e purissimo che trascende qualsiasi ragione contingente per riallacciarsi alle fondamenta dell’esistente.
Il filo, di cui Claudine ha in mano un capo, non è quello che la lega a un padre che, in fondo, non aveva niente dell’animo maschile, o meglio, profondamente umano, della figlia; né la morte di Claudine significa, come si potrebbe pensare, la vittoria del corpo e dei suoi desideri urlanti sulle impercettibili voci dell’anima; il filo di Claudine è quello che l’ha condotta a una verità di fronte alla quale non c’è, come il suo medico ha ben compreso, seduta psichiatrica che tenga.

Magistralmente disegnato, tanto che ogni sua tavola sembra un piccolo quadro, questa breve e bellissima storia attendeva solo una sua pubblicazione in Italia, che si è puntualmente verificata grazie alla Goen nel 2014.

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