Takemiya Keiko

TAKEMIYA Keiko 竹宮惠子

A cura di Emy (testi) e Marianeve (immagini)

IL FAVOLOSO GRUPPO 24
(HANA NO 24 NEN-GUMI)

Siamo intorno alla metà degli anni ’70. Un gruppo di artiste sta per conquistare il cuore e stregare le menti degli shoujo-manga fan dell’arcipelago. Inizia un movimento rivoluzionario: uno stile nuovo e altamente sofisticato di fare manga. Tra i loro nomi emergono le quasi sconosciute (in Occidente) Keiko Takemiya, Moto Hagio, Yumiko Ooshima, Ryouko Yamagishi: ognuna di loro reca un proprio stile, porta avanti proprie idee, eppure c’è qualcosa che le accomuna tutte.
Erano nate tutte quante intorno all’anno 24 dell’Era Showa: il 1949.

Keiko Takemiya

Keiko Takemiya nasce a Tokushima il 13 Febbraio del 1950. Comincia a disegnare manga fin dai giorni della scuola elementare: disegna numerose doujinshi (=fanzine) mentre frequenta le superiori. Debutta nel 1968 con “Ringo no tsumi” (Il peccato della mela), sulla rivista Margaret della Shueisha. Mentre frequenta l’Università di Tokushima (facoltà di Pedagogia), viene dato alle stampe il suo primo manga seriale su un magazine: “Mori no ko Toru” (Toru, il ragazzo della foresta). Al secondo anno di Università interrompe gli studi per diventare professionista a tempo pieno: si trasferisce perciò a Tokyo. La sua carriera procede in ascesa fino a un anno cruciale: il 1976.  Due anni prima la Hagio aveva dato alle stampe “Touma no Shinzou”, un capolavoro basato sul rapporto velatamente ambiguo, suggerito, tra due adolescenti tormentati da dubbi interiori e segreti inconfessabili. Takemiya sensei decide di compiere il gran passo: mostrare quel che la Hagio aveva solo suggerito. Nasce con questi presupposti “Kaze to ki no uta” (Il poema del vento e degli alberi): le prime pagine del fumetto alludono esplicitamente a un rapporto sessuale tra un adolescente e un adulto, seppur stemperato da uno stile grafico estremamente raffinato. A buon diritto perciò si può considerare quest’autrice una delle pioniere dello shounen ai: “Kaze to ki no Uta” è infatti “il primo shoujo manga seriale che mostra due ragazzi a letto… e i due non stanno dormendo”, come scherzosamente osserva Rachel Thorn (guru dello shoujo manga internazionale), che giudica l’opera “lacerante e bellissima”, oltre a definirla IL classico dello shounen ai. Sembra che la Takemiya abbia dovuto affrontare non pochi problemi per pubblicare l’opera, che alla fine però si ritrova serializzata su “Weekly Shoujo Comic” e ristampata in volumetto nella collana Flower Comics, editrice Shougakukan: all’epoca l’impatto di quelle tavole fu shockante. E lo fu anche da un punto di vista grafico, poiché il tratto estetizzante e ricercato di questo shoujo furoreggiò subito nel fandom nipponico: quando due anni dopo, nel 1978, esce il primo numero di June (il primo magazine di cultura femminile a “lanciare” lo shounen ai), il direttore della rivista chiama la Takemiya per farne la portavoce principale. Questa non solo disegna la copertina del primo numero, ma in seguito collabora attivamente, aprendo anche un corso di sceneggiatura per corrispondenza. Tra le allieve di questo corso è la Takemiya a segnalare Keiko Nishi (shoujo mangaka nota in Occidente per i suoi “Promise” e “Love Song”): la prima opera della Nishi viene così pubblicata su June. Nel mentre che Takemiya sensei realizza i suoi shoujo, più volte ristampati, escono decine di libri che raccolgono le sue illustrazioni, alcuni dei quali oggi introvabili. Nonostante sia diventata famosa per i suoi titoli shounen ai (come “Hensoukyoku”, cioè “Variazione”), molte delle sue opere sono prive delle tematiche shounen ai. Quest’autrice si è dedicata nel corso della sua carriera a tutti i tipi di generi narrativi, dalla fantascienza (“Terra e”, “Ginga Shounen”/Il ragazzo della Galassia), al fantasy (“Izaron Densetsu”), dalla commedia (“Watashi wo Tsuki made Tsuretette!”) ai drammi a sfondo storico, di ambientazione sia europea che orientale: al primo appartengono opere come “Kaze to ki no uta” e “Natsu e no tobira”, al secondo “Heian Joururi monogatari” e “Kurenai niou”. Nel suo vastissimo catalogo possiamo trovare anche più di un titolo shounen (“Nirvana”, “Terra e”). Proiettate nel futuro o nel passato, le sue storie mantengono comunque una narrazione drammatica (basata sull’azione, a differenza di quanto fa, ad es., la Hagio, che preferisce affidare l’evoluzione della trama ai dialoghi e alla densità concettuale), originata da una riflessione: il pensiero è “generatore di energia giovane”, dice una sua nota introduttiva autografa (a pag. 3 dell’anime comic di “Terra e”- primo volume -Kodansha Anime Comics). A dispetto della varietà dei generi trattati, si può considerare vero e proprio “marchio Takemiya” la precisione e l’accuratezza che questa autrice porta avanti nella documentazione di vestiti e ambienti, cosa che le è sempre stata riconosciuta e per cui da sempre riscuote consensi.
Per diversi anni Takemiya sensei ha insegnato sceneggiatura del fumetto all’Università Seika di Kyoto: una studentessa che a causa dei manga aveva abbandonato l’Università, è tornata all’Università come docente a causa dei manga. Buffo, vero?
Nel 2016, in occasione dell 50° anniversario dell’attività di Keiko Takemiya l’editore giapponese Shinchosha ha pubblicato “Takemiya Keiko Kaleidoscope”, libro in cui la mangaka racconta di sé e delle sue opere più famose.
Il volume contiene 130 illustrazioni originali e il contributo di altri autori – tra cui Chiho Saitou – che descrivono la Takemiya vista attraverso i loro occhi.

Opere 

Il catalogo delle opere della Takemiya, così come quello delle altre esponenti del “Gruppo 24”, oltre che eterogeneo, è praticamente infinito. Anche se incompleto, questo catalogo raccoglie una parte rappresentativa della sua produzione. Le date riferiscono alla data d’uscita del primo numero della prima edizione di ogni singolo titolo. Va da sé che ognuno di questi titoli è stato ristampato più volte, in Giappone, e che le ristampe sono ben più numerose di quelle riportate nel catalogo.

SUNROOM NITE (Nella serra)
Asahi Sonorama; 1970; 1 volume.

Una raccolta di storie brevi. Quella che dà il titolo al volume si può considerare una sorta di prova generale per il Kaze to ki no uta, segno di quanto la giovane Takemiya si interessasse a queste tematiche fin dall’inizio della sua carriera. La storia è incentrata su uno zingaro a nome Serge Batour (…) che conosce un coetaneo a nome Etoile. Quest’ultimo, bellissimo e tormentato, gli ispira sentimenti che nemmeno Serge riesce a decifrare: attrazione, ammirazione, repulsione. Serge passerà molto tempo a giocare in una serra con Etoile e con sua sorella Angel, fino al drammatico epilogo della vicenda. L’episodio si può considerare il primo con tematica shounen ai.

PHARAOH NO HAKA (La tomba del faraone)
Shougakukan (Flower Comics); 1975-6; 8 volumi.
Ristampa Shougakukan 1997; 3 volumi.

Un’opera inquadrabile nel genere avventuroso, caratterizzata da un frenetico ritmo d’azione e da una grafica non ancora matura ma già espressiva, dove fortissima è l’influenza di Tezuka. Nell’antico Egitto, in un anno imprecisato, il giovane erede al trono Sariokys, spodestato dal crudele Sunephyr, è costretto a separarsi dalla sorella Nairukia. Dopo una triste serie di vicissitudini (sarà anche costretto ai lavori forzati accanto agli schiavi utilizzati per la costruzione delle piramidi), riuscirà a ritrovare sua sorella nel seguito del faraone, spingendola però involontariamente al suicidio… Sariokys, ucciso Sunephyr, diverrà il legittimo faraone d’Egitto.

GLASS NO MEIRO (Labirinto di vetro)
Shougakukan (Flower Comics); 1976; 1 volume.

Raccolta di quattro racconti autoconclusivi i cui argomenti trattano tematiche inquadrabili nel mistery e nel dramma umano. Il terzo racconto, incentrato sulla relazione tra un ragazzo e una donna sposata, è una sorta di prova generale per “Natsu e no tobira”.

NATSU E NO TOBIRA (La porta per l’estate)
Hakusensha; 1976; 1 volume.
Ristampa Kodansha 2000; 1 volume.

Serializzato su “Hana to Yume” poco prima che su “Weekly Shojo Comic” venisse pubblicato il “Kaze to ki no uta”, nel 1976: è un intenso dramma, caratterizzato da un tono tragico. Ambientato in un collegio francese, sul finire dell’800: il giovane studente Marion allaccia una relazione con la più matura Sara, scatenando la gelosia di un suo coetaneo, segretamente innamorato di lui. “Natsu e no tobira” a conti fatti risulta ancora lontano dal “Kaze to ki no uta”, nonostante sia stato realizzato quasi parallelamente a quest’ultimo: i blandi elementi shounen ai sono infatti solamente accennati, anche se hanno gran peso nella storia. Capitale nella storia dell’animazione shounen ai, invece, è l’omonima (bellissima) versione animata, risalente al 1981.

RONDÒ CAPRICCIOSO (Id.)
Asahi Sonorama; 1976-77; 2 volumi.
Ristampa Kodansha 2000; 2 volumi.

Un’opera drammatica che ruota attorno a due fratelli: Albert e Nicol, entrambi eccellenti pattinatori su ghiaccio. Il biondo Nicol dei due è il più piccolo e il più bravo, tanto che Albert non può fare a meno di invidiarlo e di nutrire per lui sentimenti poco fraterni. In seguito a un incidente, i genitori dei due fratelli muoiono e Nicol rimane cieco. Da allora vive da solo, in compagnia della governante, in attesa delle visite del fratello… ma, con gran sorpresa di Albert, Nicol non ha mai smesso, nemmeno così menomato, di pattinare… è l’inizio di un toccante dramma umano, supportato purtroppo da una grafica che -nella raffigurazione degli esercizi dei pattinatori- risulta non al meglio nella sua sperimentazione. Quest’opera ha ispirato Kanon di Chiho Saitou.

ANDROMEDA STORIES (Id.)
Asahi Sonorama; 1976; 3 volumi.
Ristampa Kodansha 1999; 3 volumi.

Tratto dal romanzo di Mitsuse Ryu, cui va attribuita anche la storia originale di “Hyakuoku no Hiru to Senoku no Yoru” (Bilioni di giorni e trilioni di notti), trasposto in manga da Moto Hagio. Ambientata nella galassia di Andromeda, è la storia di due gemelli, eredi al trono ma separati dalla nascita: i due si ritrovano, una volta cresciuti, ma vengono divisi dalle lotte per il potere che coinvolgono personaggi sempre più numerosi. I gemelli finiranno con l’abbandonare il loro pianeta ormai morente come unici superstiti, per poi arrivare sulla Terra: i loro corpi daranno luogo alle prime cellule organiche, dando di fatto origine alla vita sul nostro pianeta. Una trama affascinante, che in Italia è nota grazie all’omonima versione animata resa disponibile in VHS da Yamato Video. Una curiosità: questo titolo, stampato sia su rivista per ragazze che per ragazzi, è difficilmente classificabile come shounen o shoujo. Il fumetto è stato pubblicato in America dalla Vertical in tre volumi.

SILVESTER NO HOSHI KARA (Dalla stella di Silvester)
Asahi Sonorama; 1976; 1 volume.

Un volume unico che raccoglie episodi autoconclusivi a soggetto fantascientifico.

KAZE TO KI NO UTA (Il poema del vento e degli alberi)
Shougakukan (Flower Comics); 1977-1984; 17 volumi.
Ristampa Chuo-koronsha 1993; 4 volumi.
Ristampa Hakusensha 1995; 10 volumi.
Edito in Italia da J-Pop nel 2018 in 10 volumi.

Con quest’opera la Takemiya ha firmato il suo capolavoro: un manga “nero”, estremo nella sua spietata crudezza, raffinato nella sua esasperata sensualità, considerato il progenitore dello shounen ai, vincitore nel 1980 dello Shougakukan Manga Award. Ambientato in un collegio francese, verso la fine dell’800: il giovane Serge Batour prende a frequentare il collegio Lacombrade per seguire la volontà paterna. Qui incontra il bellissimo Gilbert Cocteau, disprezzato dai compagni, che ne conoscono le discutibili abitudini…

HENSOUKYOKU (Variazione)
Asahi Sonorama (Sun Comics); 1980; 3 volumi.
Ristampa Chuokoron-sha; 1995; 1 volume.

Da un soggetto originale di Norie Masuyama, è la storia del rapporto tra due musicisti: Wolfgang Rechter ed Edoard Soltie, ma più che sulla storia il fumetto punta sulla sceneggiatura, narrando e rinarrando gli stessi avvenimenti da differenti punti di vista e presentando variazioni in piccoli particolari. Alla storia ha collaborato la scrittrice e critica musicale Norie Masuyama, amica di lunga data della Takemiya.

TERRA E (Verso la Terra)
Asahi Sonorama; 1980; 5 volumi.
Ristampa Chuokoron-sha 1995; 3 volumi.
Edito in Italia da J-Pop nel 2019 in 3 volumi.

Pubblicato sulla rivista “Manga shounen”, è uno shounen manga ed è considerato il miglior titolo di fantascienza di quest’autrice. In un futuro remoto, gli esseri umani, a causa dell’inquinamento terrestre, sono stati costretti a emigrare su pianeti lontani dal loro luogo d’origine. In uno di questi pianeti, Atarakusha (trascrizione del greco Ataraxia: “mancanza di perturbazione”), vige una società dominata da un grande computer centrale, che detiene il controllo assoluto sulla vita dei cittadini: i bambini nascono in provetta, vengono affidati a famiglie scelte dal computer fino ai quattordici anni, quando viene loro cancellata la memoria e ogni possibile residuo legame affettivo. Ed ecco che nasce la razza dei Mu, una nuova specie dotata di forti poteri mentali, ma di scarsa costituzione fisica. I Mu sono duramente soppressi, dopo essere stati individuati per mezzo di un esame esper: tra questi, però, ignaro di appartenere alla nuova razza, c’è Jomy, l’unico Mu ad avere le doti della nuova razza senza averne le limitazioni fisiche. Identificato come Mu, Jomy è condannato a morte, ma viene liberato e accolto in una nave spaziale: è l’inizio di un viaggio che ha come destinazione l’antica patria, la Terra. La Takemiya ha dichiarato (a pag. 3 dell’anime comic di “Terra e”- primo volume) che in questa storia voleva esprimere questo messaggio: “la vita si accompagna con la lotta, la vita e il diritto all’amore sono stati egualmente dati a ogni essere nell’universo. Quanto di questo significato verrà scoperto, dipende dal lettore. Per favore, cerca più significati che puoi. Solleva più domande che puoi. Dico questo perché il pensiero è generatore di energia giovane”. La storia è forse ispirata al classico di s-f “Slan” di Van Vogt. Il film animato di “Terra e” è diretto nel 1980 da Hido Onchi, a questo film è seguita nel 2007 una pregevole serie animata. Il fumetto è stato pubblicato in America dalla Vertical in tre volumi.

IZARON DENSETSU (La leggenda di Izaron)
Shougakukan (Flower Comics); 1982-7; 12 volumi.
Ristampa Chuokoron-sha 1997; 8 volumi.

Un intrigante manga ricco d’azione e magia, creature fantastiche e luoghi esotici, dove risultano assenti le tematiche shounen ai. Al centro della trama troviamo i due eredi al trono del regno di Izaron: Teiokia e Rukishu, che, pur essendo uniti nell’infanzia, vengono separati a causa degli interessi politici dei cortigiani. I due protagonisti sono dotati di poteri misteriosi e affascinanti: Teiokia (ritratto nella copertina), in particolare, ha la singolare caratteristica di poter cambiare sesso, non nel senso che prima è donna e poi è uomo, però. La Takemiya ha infatti dichiarato (in un’intervista rilasciata per “Living in a gender-equal society”, Graph publication) che “non è un personaggio neutrale, cioè né uomo né donna, ma una persona in cui coesistono entrambi i sessi nello stesso tempo. Il suo scopo non è decidere di quale sesso essere, bensì capire come vivere essendo se stessi”.

5:00 PM REVOLUTION (Id.)
Kadokawa Shoten (Asuka Comics); 1987-8; 5 volumi.

Commedia che ruota attorno alla passione per la danza e la musica del giovane Rin.

WATASHI WO TSUKI MADE TSURETETTE! (Portami fino alla luna!)
Kadokawa Shoten; 1988-9 ; 6 volumi.

Una divertente space comedy, che focalizza l’amore che nasce tra Dan e Nina, rispettivamente un maturo viaggiatore dello spazio e una giovanissima esper. Nel manga è anche presente un curioso personaggio: Oyae-san, che, dopo aver conseguito numerose specializzazioni, sceglie di diventare una… domestica professionista. Gli episodi sono autoconclusivi e -anche se non ci sono scene esplicite tra i due- la relazione tra i due protagonisti è dichiaratamente amorosa, il che ha conferito all’opera una certa fama di scandalo. Il titolo riferisce tra l’altro alla canzone “Fly me to the moon” ascoltata dai due protagonisti, la stessa che anni dopo sarà utilizzata  come ending della serie-culto Evangelion.

TENMA NO KETSUZOKU (Il clan del cavallo celeste)
Kadokawa Shoten (Asuka Comics); 1992-2000; 24 volumi.

Serializzato sul magazine “Asuka”, dove è stato pubblicato “X” delle Clamp. Quest’opera, nota anche col sottotitolo di “Crystal Lord Opera”, è un romanzo fantastorico, ambientato in Mongolia: attraverso una trama ricchissima di azione e di mistero, di magia e di battaglie, si sviluppa la lotta per il potere tra i principi Ismael e Olsbolt. Al servizio di quest’ultimo v’è la bionda e coraggiosa Altojin, abile leader della sua tribù per la sua arte di usare il “ki”, l’energia spirituale…. La trama è avvincente e la documentazione è come al solito eccellente e minuziosa (pare che la Takemiya si sia recata di persona nei luoghi in cui è ambientato il manga), mentre la grafica esibisce un tratto sempre più sottile e meno corposo. Le tavole -insolitamente ariose per l’autrice- impongono un ritmo narrativo veloce.

KURENAI NIHOFU (Il profumo del cremisi)
Shougakukan; 1994-5; 3 volumi.

In seguito alla Prima Guerra Mondiale, fino all’anno ’45, le armate nipponiche occuparono gran parte della Cina. All’occupazione non parteciparono solo i militari, ma anche civili giapponesi, tra cui geishe: è appunto su queste ultime che viene puntato l’obiettivo.

HERMES NO MICHI (La strada di Hermès)
Chuokoron-sha; 1997; 1 volume.

Thierry Hermès è il fondatore della compagnia che ancora oggi è condotta dai discendenti della sua famiglia: in origine venne fondata nella metà dell’800 come negozio per la vendita di selle da cavallo, poi successivamente divenne una ditta specializzata in abbigliamento.
Particolarmente famosa, a questo proposito, è la sciarpa di seta che divenne accessorio utilizzato dalle donne emancipate negli anni ’20. Questo volume racconta appunto la storia della compagnia artigianale Hermès attraverso un secolo e mezzo di storia, lanciando uno sguardo ai proprietari della compagnia, alla loro discendenza, all’evoluzione della moda e del costume, con uno strano effetto-collage finale. Estremamente dettagliata la documentazione storica che però fa apparire il volume più un catalogo illustrato che un vero e proprio fumetto. Only for Takemiya fans.

HEIAN JORURI MONOGATARI
Shougakukan (Petit Flower Comics); 1999; 1 volume.

Storia intensa e drammatica tra un giovane samurai e il suo sottoposto che, innamorato dell’efebico padrone, finirà con l’ucciderlo. Le raffigurazioni delle scene di sesso sono alquanto esplicite, insolite per l’autrice che in genere ripiega su scelte espressive meno descrittive.

Anime
Le opere di Takemiya sensei sono state trasposte in animazione in più di un’occasione, eccole perciò esaminate in dettaglio.

TERRA E (Verso la terra)
1980; film di 113 min.; regia di Hido Onchi.
Inedito in Italia.
Tratto dall’omonimo manga della Takemiya, incentrato su Jomy, appartenente alla razza esper dei “Mu”, e sul suo ritorno all’antica patria, la Terra. Si tratta di un prodotto datato dal punto di vista tecnico e dal ritmo narrativo troppo lento per gli standard contemporanei, ma all’epoca della sua uscita, in Giappone, ebbe enorme risonanza. Inedito in Italia, ne esiste un’edizione inglese. Nel 2007, una serie animata per la televisione di 24 episodi è stata prodotta in Giappone; pregevoli la narrazione e il character design di Nobuteru Yuki, rispettoso del tratto della Takemiya.

NATSU E NO TOBIRA (La porta per l’estate)
1981; OAV di 58 minuti; Toei Doga.
Inedito in Italia.
Tratto dal breve omonimo racconto autoconclusivo della Takemiya: la versione animata è fedele al manga ma presenta alcune differenze. È un’opera ben degna di visione: il character design è eccellente, l’elegante tratto della Takemiya è rispettato seppur rivisitato da uno stile possente e personale che ricorda quello del duo Araki/Himeno, già artefice di tante serie animate di grande qualità (Saint Seiya, Versailles no bara). In pratica: se vi sono piaciuti gli anime del “Poema del vento e degli alberi” oppure “Onisama e…/Caro Fratello”, questo è l’OAV che fa per voi (chiediamo in massa una versione italiana alla Yamato Video!).

ANDROMEDA STORIES (Id.)
1982; film di 85 minuti; regia di M. Sasaki.
VHS edita in Italia da Yamato Video, £ 39.900.
Tratto dal fumetto della Takemiya a sua volta basato sull’omonimo romanzo di Mitsuse Ryu. Ambientato nella galassia di Andromeda, è la storia di due gemelli, eredi al trono ma separati dalla nascita: i due si ritrovano, una volta cresciuti, ma vengono divisi dalle lotte per il potere che coinvolgono personaggi sempre più numerosi. Il film è datato dal punto di vista tecnico, ma la bontà della trama, classificabile nell’ambito delle tipiche storie d’azione a sfondo fantascientifico degli anni ’70, regge ancora oggi. Consigliato, oltre che ai fan della Takemiya, ai nostalgici dell’animazione giapponese old style, che forse ricorderanno questa storia, trasmessa più volte su reti locali.

KAZE TO KI NO UTA (Il Poema del Vento e degli Alberi)
1987; OAV di 60 minuti; regia di YAS.
VHS edita in Italia da Yamato Video, £ 34.500
DVD Yamato Video, E 26.50
Con i suoi 60 minuti di animazione questa video corrisponde più o meno ai primi tre volumi del manga originale: Serge Batour, ormai adulto, in un giorno d’autunno, fa visita al collegio Lacombrade, per entrare nella stanza che per tanto tempo aveva diviso con Gilbert Cocteau. Qui comincia il viaggio nei ricordi: il primo incontro con Gilbert e i primi conflitti con lui, i compagni di scuola, i giorni dell’adolescenza, fino a un cenno dell’esito della vicenda, di cui rimane nell’OAV solo un frammento fugace. Terminato questo viaggio nel passato, Serge si avvia per allontanarsi dal collegio, non senza un significativo e ultimo ricordo del compagno più caro. Inevitabile il confronto con il manga: quest’ultimo è decisamente più estremo, anche perché gli avvenimenti si fanno più esasperati soltanto dopo le vicende narrate nell’OAV. Ma la versione in celluloide resta comunque indimenticabile, grazie a una veramente ottima regia di YAS (“Arion”, “Crusher Joe”, “Venus wars”… praticamente una garanzia!), spalleggiato dalla valida Sachiko Kamimura (“Arslan”, “City Hunter”). Indimenticabili i colori, evocative le musiche, arricchite da una scelta operata tra il repertorio di Chopin. Disponibile negli store italiani grazie alla Yamato Video, questo titolo è un autentico gioiello: imperdibile se siete appassionati d’animazione a 360 gradi.

TOBIRA O AKETE (Aprendo la porta)
1986; film di 83 minuti; regia S. Keizou.
Dal romanzo originale di Motoko Arai, “Tobira o akete” vede alla regia Shimizu Keizou, alla sceneggiatura Koide Kazuki e Dezaki Satoshi, e al character design Shibuishi Setsuko. Cosa c’entra la Takemiya? C’entra, in quanto figura come supervisore generale. “Tobira o akete” è un fantasy in cui la protagonista, l’esper Miyako, si ritrova trasportata nel passato assieme a due suoi amici (di cui uno è in grado di teletrasportarsi e l’altro può trasformarsi in un leone): qui Miyako dovrà aiutare la popolazione del luogo a liberarsi da un tiranno crudele e, per far questo, dovrà schiudere la porta del suo spirito di fronte alle sue paure più segrete. Nel complesso: una storia di formazione, simile al più noto “Genmusenki Leda”, espressa da una grafica e un’animazione alquanto datati.

Tra tutte le opere qui elencate, la migliore trasposizione resta il “Kaze to ki no uta”, seguito a ruota da “Natsu e no tobira” e dalla serie animata “Terra E”. Ciò non toglie che anche gli altri titoli siano prodotti di tutto rispetto: “Terra e” è stato un film di enorme risonanza, tra i più grandi successi del 1980; “Andromeda stories” si avvale di una sceneggiatura che rende il film godibilissimo ancora oggi e “Natsu e no Tobira” infine sfoggia un character design da favola. In Italia la Yamato Video si fregia di ben due titoli firmati da questa autrice: “Kaze to ki no uta” e “Andromeda Stories”… speriamo che la storica casa milanese editi anche gli altri due titoli, rendendo così facilmente reperibili per il pubblico italiano il mitico quartetto!

Ringraziamenti
Ringrazio Marianeve per aver scansionato la foto di Takemiya sensei e Martina per la scans di Nirvana.

Intervista 

Intervista tradotta da Akaiko il 06/01/2012 su permesso di Manga.About.com. Un sentito ringraziamento a Deb Aoki per aver concesso allo SMO la possibilità di tradurre questa bella intervista che spero permetterà al pubblico italiano di conoscere la sensei Takemiya.

D: Prima di tutto, cosa l’ha ispirata a diventare una mangaka? C’è stato qualche artista, storia o anche un evento in particolare che le ha fatto pensare “Questo è ciò che voglio fare?”

Keiko Takemiya: Sin da quando studiavo alle scuole medie disegnavo manga – senza farne parola con i miei genitori. “Un testo base per i mangaka” del grande pioniere Shotaro Ishinomori mi convinse che il potenziale del mezzo manga fosse enorme come avevo già sospettato che fosse.

D: Com’era essere una mangaka donna quando ha iniziato a disegnare in maniera professionale? Quali sono state le sfide più grandi che ha dovuto affrontare?

KT: Sia l’industria che le lettrici donne erano molto più conservative di quanto io avessi pensato. Nella corsa alla popolarità, la mera innovazione era uno svantaggio. Quindi per portare le mie opere nel target che poteva colpire il pubblico, non avevo altra scelta che studiare lo stile degli artisti più famosi. Penso che il metodo da me usato, in termini di essere capace di catturare l’interesse e i sentimenti del lettore, a oggi mi sia stato estremamente utile.

D: Lei faceva parte di un gruppo di artiste che hanno cambiato drasticamente lo stile degli shoujo manga negli anni ’70. Dal suo punto di vista, quale è stato il più grande cambiamento nell’industria giapponese del fumetto che è accaduto come risultato del vostro sforzo collettivo?

KT: Il mio obbiettivo era di essere riconosciuta come essere umano prima e come donna in seconda battuta e di procedere come la discriminazione sessuale non esistesse. A quei tempi la società maschilista considerò questo atteggiamento impudente e l’intero problema non riusciva a trovare pace nel mio cuore. Penso che sia stato l’esprimere me stessa attraverso i manga senza litigare mai che mi ha permesso di mandare un messaggio di cambiamento alle ragazze di quei tempi che ora sono diventate donne.

D: Parliamo un po’ di Terra e… Che cosa l’ha ispirata? Quale è stata la reazione in Giappone quando è uscito per la prima volta? E’ stata per caso controversa?

KT: Con l’avvento dell’era spaziale, comparvero molti film e romanzi con argomento la vita nello spazio profondo, ma ancora non c’era stato nulla che si focalizzasse sulla Terra. Una notte feci uno strano sogno e da quello venne fuori il tutto. Il mio intento era quello di mostrare gli orrori della società che la stessa cerca di camuffare come tentativi di “educazione”. Io mi identificavo nel ragazzo, che porta avanti la sua rivoluzione da solo. La risposta fu grandiosa e l’ondata di entusiasmo dei fan fece mutare ciò che avevo programmato di far andare lentamente in un torrente furioso. Non credo ci siano stati pareri avversi sull’opera.

D: Terra e... è stato recentemente adattato in una serie animata. Lo studio di animazione ha apportato cambiamenti alla storia o ha seguito in maniera letterale la versione cartacea? Ha avuto molto da ridire sul mondo in cui è stato adattato? Come si è sentita nel vedere il prodotto finito?

KT: Dal momento che il manga ha più di 30 anni, quando sono stata contattata dai produttori ho detto loro che, finché ci fosse stato amore per l’opera originale, per me sarebbe andato bene qualsiasi cambiamento. Non conoscendo nulla riguardo l’industria dell’animazione, ho pensato che lasciare tutto nelle loro mani fosse la cosa migliore da fare.

Il loro intento iniziale era quello di seguire la storia in maniera fedele all’originale, ma i sentimenti dei fan portarono, nuovamente, a fare dei cambiamenti sottili che fossero “veri nello spirito ma più gentili nella loro espressione”. Questi hanno reso i fan di vecchia data (tra i quali me stessa) ansiosi per tutto il tempo ma hanno aiutato a creare una nuova generazione di giovani fan. Una storia di 30 anni è stata rivalutata e questa è una fonte di grandissima gioia per il suo creatore.

D: Andromeda stories seguì Terra e… ed è una storia scritta da un altro autore (Ryu Mitsuse). Che cosa la spinse a decidere di partecipare a questo progetto?

KT: Ryu Mistuse è un autore dalla popolarità immensa e, a quel tempo, era la luce guida del mondo sci-fi. Era uno dei miei sogni trasporre una delle sue storie in un manga. L’elemento filosofico, che nei manga tende a mancare, è stato ciò che ho sempre studiato nelle sue opere e quello che volevo condividere con i miei fan. Detto ciò, Andromeda Stories è stato commissionato esattamente con questo scopo. Quindi non ero in grado di leggiucchiare in giro mentre creavo la storia e questo è stato duro per me.

D: Il suo manga, Kaze no Ki no Uta (Il poema del vento e degli alberi), è frequentemente menzionato come La Storia che ha influenzato la creazione dei manga yaoi e dei boys love in generale, un genere molto popolare in Giappone e nel mondo. Dal momento che è stata la prima serie shounen ai a comparire in Giappone, da cosa è stata ispirata per questa storia? Fu sorpresa dalla popolarità che ebbe subito dopo la sua pubblicazione ed è sorpresa di quanto sia riverita ancora oggi?

KT: In un periodo nel quale la sessualità per le donne era ancora un tabù, l’unico modo per affrontare passioni realistiche e trasformazioni del corpo era attraverso l’amore tra gli uomini. Dal momento che le relazioni stesse sono inusuali, ho cercato di dipingerle in termini di normalità e universalità per quanto possibile. Il mio intento era di far superare alle lettrici l’ostacolo del sesso. Ero molto nervosa quando il manga è stato pubblicato, ma tutte le critiche e gli scetticismi vennero assorbiti da un Sì generalizzato.

La storia riguarda il problema basilare del vivere la propria vita, quindi sono contenta del fatto che molti ragazzi problematici abbiano preso il mio lavoro come una sorta di guida. Quei giovani lettori che iniziarono a leggere il manga per la sua sensazionale “superficie” e, dopo essere rimasti inizialmente shockati, arrivano a capire che meritano veramente attenzione.

D: Come si rapporta il boys love da lei creato con quelli che si trovano attualmente sul mercato? Cosa ne pensa di come il genere si è evoluto dai tempi del Poema?

KT: Il boys love non è mai stato un mio tema favorito, semplicemente una scelta di trama. In realtà il mio vero tema è sempre stato i “ragazzi” (neutri, dei prototipi). Anche se questo non è cambiato, ora lo posso rappresentare sia attraverso i ragazzi che le ragazze.

Tornando alla domanda, lo yaoi era ancora minore ma stava germogliando e sono sorpresa di quanto sia diventato grande. Il fatto è che questi titoli ci dicono cosa realmente pensano le donne. Una volta una persona mi ha detto una cosa memorabile a mio parere, ” Gli yaoi per me sono fantastici perché puoi “interpretare” entrambi i ruoli”. La nozione femminile dei generi potrebbe essersi sbriciolata nel frattempo.

D: Ha una storia che preferisce tra tutte le storie che ha creato? Qual è e perché, per lei, è speciale?

KT: Fly me to the Moon! E’ una storia di due amanti ambientata in un futuro felice. Un astronauta adulto e una ragazza molto giovane (una ESPer molto saggia per la sua età) diventano amanti intergenerazionali. La premessa eccentrica e l’iperottimismo che pervade l’opera l’ha resa molto facile per me da disegnare.

D: In questo momento sta creando nuove storie? Può dirci qualcosa a riguardo?

KT: In questo momento sto creando un nuovo corso di studi per l’università Seika di Kyoto quindi non ho tempo per dedicarmi a disegnare. Nonostante quello che faccio ora sia molto diverso dal disegnare, entrambi condividono le difficoltà insite nel costruire qualcosa. Sento che quello che sto facendo ora è, a suo modo, creativo quindi vorrei continuare a farlo ancora per un po’.

D: Ci sono dei mangaka contemporanei che la colpiscono per il loro lavoro? Se è così, cosa la colpisce del loro lavoro?

KT: Nessuno, ora come ora, mi lascia senza fiato. Nuove tecniche espressive, un campo di lavoro molto più ampio ma nessuno mi fa spalancare gli occhi per la sorpresa. I manga sono diventati troppo un business, e questo implica che spesso gli artisti vengono dati in pasto al pubblico prima che possano raggiungere la loro maturità artistica.

D: Ora (al momento dell’intervista NdT) lei è una docente dell’università Seika di Kyoto, tiene lezione e scrivere articoli riguardo i manga. Come e perché ha deciso di compiere questo passo di passare dall’essere un’artista all’essere un’educatrice?

KT: Quando sono diventata una mangaka ero convinta che le tecniche fossero qualcosa che non potesse essere insegnato ma solo tramandato in qualche modo. Tramite l’insegnamento spero di costruire una sorta di teoria. Quando ho iniziato pensavo di disegnare bene come ora, ma questo è impossibile – ora ho poco tempo e troppe responsabilità sulle mie spalle con la creazione del dipartimento all’università. La verità è che vorrei tanto trovare del tempo da ritagliarmi per disegnare di nuovo.

D: Lei è nella posizione, tramite l’insegnamento, di ispirare e influenzare molti aspiranti mangaka. Dato tutto il suo bagaglio di conoscenze, che consiglio vorrebbe dare a questi “nuovi artisti”?

KT: “Disegnare” vuol dire mettersi totalmente a nudo. Dovete pensare quanto il vostro lavoro sia voi stessi. Ciò che vi dico è di disegnare con convinzione e che ciò che disegnate siete voi stessi. Lo dico sempre ai miei studenti, se volete disegnare dei manga che non siano solo lavori dovete seguire questa via.

D: Ultima domanda. Ha qualche pensiero o commento da fare ai suoi fan americani ed in generale ai suoi fan non giapponesi?

KT: I manga devono avere qualcosa che tocchi il cuore del lettore. Non possono avere successo senza questo requisito ed è proprio questo che deve andare dall’artista al lettore, che li unisce intimamente. Se anche i lettori non Giapponesi riescono a sentirsi a questo modo, ne sono profondamente felice. Per favore, continuate a leggere! Sempre di più!

Gallery (scansioni di Marianeve)

Natsu e no tobira

Pharaoh no haka 

Andromeda Stories

Izaron Densetsu

Fly me to the moon

Rondò Capriccioso

Hensoukyoku

Varie

Kaze to ki no Uta (Il Poema del Vento e degli Alberi)

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